martedì 5 maggio 2015

San Gimignano: la Manhattan del medioevo


San Gimignano (SI) si trova su un colle che domina la val d'Elsa, sull'antica via Francigena. 

Delle settantadue erette, rimangono oggi quattordici torri che conferiscono al borgo un profilo particolare tanto da farlo ricordare come "la Manhattan del medioevo".
Le torri venivano costruite dalle famiglie ricche per suggellare la loro ricchezza e le loro vittorie nelle lotte intestine per il potere. Celebri le dispute tra la famiglia guelfa degli Ardinghelli e i ghibellini Salvucci.
Il borgo si sviluppa su un insediamento etrusco. Emerge dall'oblio del medio evo nel X secolo. Già in quegli anni si sviluppa il nucleo centrale di San Gimignano con una prima cinta muraria sovrastata dalla rocca di Montestaffoli dei Vescovi di Volterra. Nel dodicesimo secolo il borgo diviene libero comune, retto dai ghibellini. Si sviluppa il borgo grazie ai floridi commerci di prodotti agricoli con altre città italiane. Nel 1255 cade sotto l'influenza di Firenze che impone la demolizione delle mura. Pochi anni dopo, a seguito della battaglia di Montaperti ritorna l'influenza ghibellina e viene ricostruita e ampliata la cinta muraria. In questi anni si insediano in città numerosi ordini religiosi che vi edificano i loro conventi, ancora oggi visitabili.
Nel trecento le lotte intestine tra le famiglie ricche, la carestia e infine la peste decimano la popolazione: l'assoggettamento a Firenze è definitivo.
Oggi San Gimignano è uno straordinario esempio di città medioevale rimasta intatta nell'urbanistica e nel tessuto edilizio.
Tra i tanti musei c'è anche il Museo della Tortura, detto anche Museo Criminale Medievale che, unitamente al Museo della Pena di Morte poco distante, rappresenta un’esposizione davvero inquietante di strumenti e congegni di tortura del Medioevo, strumenti della pena di morte e della pubblica umiliazione dell’epoca e documenti della Santa Inquisizione.
Questi ultimi illustrano le orribili torture pubbliche che la Chiesa dei secoli bui metteva in atto ai fini di sradicare il demonio negli uomini e nelle donne sospettati di essere colpevoli di eresia o stregoneria. 
Povera gente!!
Al solo pensiero di ciò che subivano ste povere persone mi viene la pelle d'oca!
All’interno delle sale, dall’atmosfera tetra e lugubre, si snoda un percorso dell’orrore dal realismo impressionante grazie all’impiego di statue di cera che raffigurano i corpi torturati e mutilati con gli oltre 100 strumenti di tortura, afflizione e morte che vi si trovano esposti. Si tratta di una rara collezione, con pezzi provenienti da tutta Europa, che risalgono quasi interamente al XVI e XVII secolo. Oltre agli strumenti, illustrati dettagliatamente nel loro macabro utilizzo anche con didascalie ricche di particolari, trovano posto anche ricostruzioni filologiche di pezzi antichi e ormai introvabili. Tra gli strumenti di tortura esposti, oltre alla Vergine di Norimberga, – il famoso sarcofago che presenta al suo interno una serie di punte acuminate che trafiggevano la carne in punti non vitali, per prolungare al massimo l’agonia, – trovano posto la ghigliottina, il banco di stiramento, il palo per l’impalatura, la gogna, la sedia inquisitoria, la cintura di castità, la gatta da scorticamento e una vasta collezione di asce, spade, mannaie per le decapitazioni, pinze da lingua e strappaseni.

L’obiettivo dichiarato del Museo, oltre allo straordinario interesse storico dei pezzi che vi si trovano esposti, è quello di risvegliare un’inquietudine nel visitatore, di provocare in lui una riflessione e, a giudicare dai commenti dei visitatori, pare essere riuscito pienamente nel suo intento.


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